TETTI DI SPESA REGIONALI
Per poter attivare il circolo virtuoso legato al segmento del turismo di cui ci stiamo occupando, occorre però rimuovere alcuni ostacoli interni oggi presenti, primo fra tutti i tetti di spesa regionali.
A tal proposito vorremmo evidenziare due aspetti che a noi sembrano molto eloquenti:
- i tetti di spesa sono calcolati sulla spesa termale lorda, laddove l’importo del ticket viene pagato dall’utente alla struttura termale e non ricade sulle casse dello stato;
- non si tiene conto della mobilità interregionale, dovuta alla ricerca di caratteristiche curative delle acque idonee ai propri bisogni o al bisogno di coniugare alle cure termali altre esigenze quali l’elioterapia ed il mare o percorsi naturalistici di montagna.
Sembra paradossale che l’Europa richiede la libera circolazione di persone, beni e servizi, mentre in Italia si chiudono le frontiere delle regioni. A tal proposito riportiamo l’esperienza della Regione Campania, la quale, cosciente dell’importanza dell’arrivo di pazienti dalle altre regioni, fin quando ha potuto, nel documento per la definizione dei tetti di spesa, aveva stabilito:
“Le prestazioni erogate ai residenti di altre Regioni, di cui al precedente punto “c” comma 1, concorrono ai sopracitati limiti di spesa; tuttavia, l’eventuale sforamento del limite di cui al punto “c” comma 1, comporterà analogo incremento dello stesso limite in base alle condizioni di riconoscimento dell’addebito alle altre Regioni, stabilite dalla citata DGRC 517/2007 , ed asseverata alle strutture regionali (Assessorato alla Sanità ed Agenzia Sanitaria regionale ) che gestiscono gli addebiti e gli accrediti della compensazione della mobilità sanitaria tra le Regioni; l’eventuale sforamento del limite di cui al comma 4 non potrà essere utilizzato per compensare superamenti dei limiti di cui al comma 1 lettera a) e b).”
Oggi, purtroppo, non è più così in quanto, dopo un richiamo da parte del Governo, la Regione Campania si è dovuta adeguare a quanto stabilito per legge.
La compensazione interregionale dovrebbe avvenire attraverso un meccanismo che tenga conto di un tetto nazionale di tutta la spesa del termale, così da consentire una compensazione tra le località virtuose capaci di attirare più clientela dalle altre regioni e le meno fortunate che, per svariati motivi, vedono la spesa per il termale assottigliarsi ogni anno. Si assicurerebbe in tal modo l’unitarietà dell’intero sistema ricordato dalla legge di settore 323/2000, che prevede, oltretutto, anche l’uniformità della remunerazione delle prestazioni erogate determinata su base nazionale. Senza tener conto ancora di due fattori importanti:
- le cure termali sono strettamente vincolate alla possibilità della prescrizione di un solo ciclo di cure all’anno per ogni cittadino italiano, escluse le categorie protette che rappresentano un esiguo numero;
- le attività termali, in molti casi, rappresentano l’unica economia dei territori e generano un indotto importante che consente la sopravvivenza in distretti che, diversamente, sarebbero da tempo in difficoltà molto più serie. La stessa presenza delle terme caratterizza queste aree anche dal punto di vista dell’immagine diventando elemento di unicità.
Ovviamente lo sviluppo del Turismo della Salute potrebbe rappresentare anche un volano per attrarre clientela straniera sui nostri territori.